Nella concezione dell’architetto Tami l’asse autostradale è inteso quale infrastruttura a grande scala in armonia con il paesaggio.
Tenendo conto della scala dell’intervento i ripari fonici vengono interpretati non in quanto manufatti, ma quali elementi del paesaggio, capaci di rispondere alle necessità specifiche del contesto e al contempo applicabili altrove.
Lo schema elaborato verte sulla presenza dell’autostrada dal paesaggio e del paesaggio dall’autostrada. Continuità visiva ed acustica vengono garantite all’automobilista tramite lettura differenziata del paesaggio e ai residenti tramite schermatura graduale del rumore.
Fine del progetto è la concentrazione del rumore all’interno delle carreggiate. Ne deriva la forma inarcata delle pareti foniche, che contiene le riflessioni e ne impedisce la propagazione.
La leggerezza dell’intervento rappresenta una caratteristica importante del progetto. Non si tratta infatti di un’edificazione come sarebbe nel caso di una semicopertura, quanto piuttosto di una serie differenziata di elementi modulari variabili, presenti soltanto dove indispensabili, che sottolineano la continuità della scala del paesaggio.
La struttura risponde sia alla scala dell’intervento che alla percezione visiva del manufatto. I tralici ordinati in diagonale esprimono l’intento di creare una struttura che non si presenti come un’addizione di piccoli elementi perpendicolari alla carreggiata, ma la accompagnino invece anche in senso longitudinale. Ogni appoggio a terra rappresenta il vertice inferiore di una serie di triangoli di dimensioni crescenti, che consente di portare i carichi a terra senza ulteriori controventature. In alcuni tratti, nella parte inferiore della barriera, il rivestimento può essere omesso, restituendo all’automobilista la vista completa dell’autostrada in tutta la sua larghezza.